11 Settembre, Sapelli: “A 20 anni di distanza liberismo plasma le guerre”

06/09/2021

“Oramai il liberismo in economia plasma anche le guerre: la maggioranza di coloro che le combattono sono mercenari sia per i sovietici all’epoca sia per gli americani. Ci sono anche bravi ragazzi di leva ma la maggior parte sono mercenari. E’ la guerra ibrida, una guerra tecnologica fatta anche coi droni da compagnie private”. Giulio Sapelli, professore ordinario di Storia economica all’Università degli Studi di Milano, traccia con Adnkronos/Labitalia lo scenario di come sia cambiata a venti anni di distanza dall’attentato alle Torri Gemelle, la guerra. “E’ cambiato tutto molto in peggio perché i principi del liberismo che si sono disastrosamente affermati in economia portando fame, povertà, esclusione, favoriscono anche la proliferazione di queste guerre ibride che sono davvero la grande novità del Terzo Millennio”, dice Sapelli.  

“L’11 settembre non ha insegnato nulla” 

“La lezione dell’11 settembre e di quello che è venuto dopo non è servita a nulla. Anzi: adesso gli Stati Uniti se ne sono andati dall’Afghanistan, lasciando un vuoto nella dinamica del confronto delle potenze mondiali. Ma il vuoto sarà riempito da qualcuno e sappiamo anche da chi: Cina e Turchia” spiega Sapelli che rimarca: “L’11 settembre non ha insegnato nulla”. Bisogna andare indietro di parecchi anni per trovare l’origine del terrorismo mediorientale, dice Sapelli. “Inizia tutto da qui: dal fatto che non si sia fatto un patto di spartizione del mondo tra ciò che rimaneva dell’Unione Sovietica, cioè la Russia, e gli Stati Uniti. Questo ha fatto sì che tutto si disgregasse in una serie di guerre locali che hanno avuto poi come conseguenze quello a cui assistiamo anche oggi, ossia l’abbraccio tra Islam e la Cina. Perché questa è la conclusione anche delle recenti vicende afghane”, spiega l’economista. 

“La follia dell’unipolarismo americano” 

Alla base dei molti errori commessi dopo l’11 settembre 2001 nella lotta al terrorismo “c’è l’unipolarismo americano”, anzi, “la follia dell’unipolarismo americano” dice ad Adnkronos/Labitalia Giulio Sapelli. “Gli americani -ricorda l’economista- come spiega bene un grande esperto di relazioni internazionali, David Calleo, in una sua opera fondamentale, hanno applicato la follia dell’unipolarismo, pensando che da soli potevano governare il mondo. E come hanno pensato di farlo? Con le guerre preventive e con la cosiddetta esportazione della democrazia. La conseguenza è che nel mondo si è creato un terribile vuoto, perché gli Usa hanno dovuto porsi contro i loro stessi alleati in primis i sauditi. E hanno scoperto che Bin Laden era in Pakistan (Paese che loro avevano finanziato) e che l’alleato più potente di Bin Laden era l’Arabia Saudita”. In Afghanistan, dice Sapelli, “sono stati 20 anni di una guerra sbagliata e di incomprensione della storia o incapacità di capire le diversità culturali dei popoli”. “Popoli che -sottolinea l’economista- vivono in modo profondamente diverso da noi, con dei regimi che a noi non piacciono ma vivono così da secoli, e neanche l’Impero Persiano è riuscito a piegarli. E neanche l’impero britannico e neanche l’Impero zarista”. In Afganistan, poi, è entrato in gioco “qualcosa di più -aggiunge Sapelli- e cioè l’incapacità strategica a pensare nel lungo periodo: i Talebani sono gli ex mujaheddin armati dagli americani contro l’Unione Sovietica”. (di Mariangela Pani) 

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